giovedì 14 giugno 2007

CONVEGNO ATHLION

Come ogni anno l’Athlion, in occasione della manifestazione “Athlion Tour”, organizza un convegno medico-sportivo il cui tema sarà la “Prevenzione dei danni della sedentarietà e di scorretti comportamenti alimentari attraverso la pratica di uno sport completo: il Pentathlon Moderno

Il convegno si terrà il giorno venerdì 22 giugno ore 16:00 nell’impianto sportivo “Giulio Onesti” dell’Acqua Acetosa presso la Scuola dello Sport Aula n.6.


Patrocinato dalla Regione Lazio e dal Comune di Roma, saranno presenti personalità del mondo scientifico e politico con la speciale partecipazione del Campione Olimpico di Pentathlon Moderno ( Los Angeles 1984 ) Daniele Masala che interverrà sul tema “Vita da Campioni: dall’alloro olimpico alle Scienze Motorie”.


Scopo del convegno è quello di informare e sensibilizzare l’ambiente sociale all’adozione di un corretto regime alimentare che deve andare di pari passo con lo svolgimento di una pratica costante di una disciplina sportiva ed in particolare il Pentathlon Moderno. Tale sport si propone come modello principe per l’attività sportiva a cui indirizzare i giovani proprio per il suo carattere multidisciplinare, particolarità che soddisfa, in modo completo ed in tutti i suoi aspetti, lo sviluppo psico-fisico del bambino e dell’adolescente attraverso un percorso ludico-sportivo estremamente differenziato.


L’invito alla partecipazione è esteso a tutti coloro interessati all’argomento.


lunedì 11 giugno 2007

FACCIAMOLA FINITA!!



E’ accaduto quello che doveva accadere.


In occasione della manifestazione Europea le due atlete più forti del Pentathlon italiano, Claudia Corsini e Sara Bertoli, appartenenti al G.S. Fiamme Azzurre hanno ottenuto le 2 carte olimpiche disponibili per l’Italia nel settore femminile. Con più di un anno di anticipo dalle Olimpiadi di Pechino 2008.


Vorrei ripercorrere la storia di queste atlete dall’inizio del 2006 ad oggi, periodo per loro non facile, a testimonianza di quanto il P.M., oggi in Italia, soffra da anni a causa di una gestione inadeguata ed ai limiti del paradossale dei propri atleti.


Claudia Corsini è l’atleta che in Italia ha vinto di più nella storia del P.M. femminile. Se alle prossime Olimpiadi di Pechino 2008 riuscisse a posizionarsi nelle prime tre piazze d’onore (possiede concretamente tutte le carte in regola per riuscirci ) occuperebbe a pieno titolo un posto accanto a Carlo Massullo e Daniele Masala, gli atleti italiani del “Gotha” del P.M. mondiale di tutti i tempi. In tutti questi anni, i suoi risultati hanno tenuto in vita una Federazione a dir poco “claudicante”.


Dopo aver conquistato il titolo di Campionessa Europea nel 2002, affermandosi stabilmente come atleta di elite mondiale, consegue numerosi successi e prestigiosi risultati (4° alle Olimpiadi di Atene 2004) che culminano con la storica medaglia d’oro individuale ai Campionati del Mondo nell’agosto 2005, la prima volta di una atleta italiana. Vince ancora nel marzo 2006 la gara di Coppa del Mondo ad Acapulco e si conferma il 24/06/2006 Campionessa italiana Assoluta.


Può sembrare un idillio…ma vi è un profondo malumore in Claudia. Vi sono grossi problemi di comunicazione con lo staff della nazionale. Nell’aprile 2006 con l’allontanamento dalla Nazionale (ufficialmente figura dimissionario) del tecnico di corsa Vincenzo De Luca, maestro nella metodologia dell’allenamento con il merito di aver migliorato notevolmente la corsa della Corsini, viene a mancare alla Campionessa l’unica vera figura di riferimento e di fiducia che finalmente dopo tanti anni aveva trovato. Insieme alla compagna Bertoli, non trovandosi in sintonia con gli allenamenti ed i metodi della Nazionale la cui guida è affidata al direttore tecnico G. Cardelli, chiedono alla Federazione l’opzione di tornare ad allenarsi in Società con i propri tecnici. La FIPM consente alle atlete di scegliere di allenarsi con gli allenatori della Nazionale o con quelli societari; le due atlete colgono l’occasione al volo e seguono la programmazione degli allenatori delle Fiamme Azzurre le quali, ascoltando le esigenze delle loro atlete, ingaggiando il tecnico De Luca.


La Campionessa del Mondo in carica, con questo nuovo staff ritrova fiducia e serenità, rispondendo in modo molto positivo, alla sua maniera a suon di risultati: il 24/06/2006 vince il titolo di Campionessa italiana Assoluta, il 13/07/2006 si classifica ai Campionati Europei.


Lo stesso fa la sua compagna Sara Bertoli: il 24/06/2006 si classifica agli Assoluti e consegue il prestigioso 7° posto ai Campionati Europei del 2006 che rappresentava, fino ad allora, il suo più importante risultato di sempre.


Ma la FIPM non ci sta; vuole che le 2 atlete tornino ad allenarsi con gli allenatori della Nazionale. La Corsini e la Bertoli non vogliono saperne di tornare ad allenarsi con allenatori da loro non scelti e non di fiducia, comunicando alla FIPM la volontà di continuare la programmazione con i tecnici che le Fiamme Azzurre avevano messo a loro disposizione. La Federazione, con assente spirito dialettico e piuttosto arrogantemente, fa sapere che le due atlete hanno tempo fino al 10 settembre per tornare ad allenarsi con i tecnici della Nazionale, pena l’esclusione dalla rosa della Nazionale. Claudia e Sara non ne vogliono sapere; sostenute dalla Società di appartenenza, continuano ad allenarsi con i loro tecnici ed allo scadere del 10/09/2006 vengono di fatto allontanate dalla Nazionale. Un episodio che a causa della pochissima visibilità del P.M, sembra passare inosservato nel mondo dello Sport. Un vero e proprio scandalo; le due migliori (e di gran lunga) atlete italiane vengono “sacrificate” a causa delle loro scelte tecniche e di programmazione per le quali erano stati scelti allenatori diversi dalla loro volontà. Inoltre, da anni, il connubio tra queste due atlete ed alcuni allenatori era fallito sul piano tecnico, ed in particolare con il responsabile tecnico della nazionale G. Cardelli mai iniziato sul piano umano. A causa della mia personale denuncia che informava il CONI dell’allontanamento dalla Nazionale degli atleti delle Fiamme Azzurre Corsini, Bertoli e Valentini (5° ai Mondiali 2005 e miglior atleta maschile italiano dal 2000) sono stato deferito dalla Federazione che ha puntualmente avviato, a mio carico, un procedimento disciplinare.


Solo nel nostro Sport si verificano preoccupanti ed allarmanti paradossi quali:


1) I pentatleti sono 360 giorni all’anno in collegiale. In nessuno sport si verifica questa situazione. Ad es. nel nuoto come nell’atletica, anche gli atleti più famosi si allenano in società e periodicamente sono chiamati a partecipare ai ritiri della Nazionale


2) Tutti gli atleti, soprattutto i più forti, scelgono l’allenatore ed il proprio staff con cui allenarsi durante l’anno ed in occasione dei raduni collegiali organizzati dalle Federazioni, gli atleti sono seguiti dal proprio allenatore che, invitato ai collegiali, affianca negli allenamenti il direttore tecnico e altri allenatori della nazionale.


E’ ormai storia che in questo ultimo decennio, con l’insediamento dei nuovi vertici dirigenti e tecnici, la politica della FIPM ha lasciato sempre poco spazio alla volontà degli atleti ed in genere alle esigenze di quel mondo del pentathlon (atleti e tecnici non facenti parte dell’entourage nazionale, società) che orbita intorno alla Federazione, con propensione maniacale all’ “accentramento” e senza alcun dialogo.



Riprendiamo il filo degli eventi. Al 10/09/2006 la Corsini e la Bertoli, di fatto, sono incredibilmente fuori dalla Nazionale. In quei giorni ho incontrato sui campi di allenamento le due atlete; ricordo che sembravano due “cani bastonati” tanta era la delusione di un trattamento a dir poco sfrontato e insolente verso chi dedica la propria vita con grandi sacrifici per la causa sportiva. Una totale mancanza di rispetto verso atlete che si impegnano seriamente in un lavoro che racchiude difficoltà non alla portata di tutti ma di pochissime persone; solo per questo dovrebbero essere trattate con il massimo della considerazione e favorite con ogni mezzo. Ma proprio in quei giorni, dai vertici più alti del CONI e dello Stato, Claudia Corsini riceveva quel rispetto e quella considerazione che la Federazione stava negando alla Campionessa; premiata da Romano Prodi viene insignita del “Collare d’oro”, alla presenza del Ministro Melandri e del Presidente Petrucci e tantissime altre autorità, premio che rappresenta la massima onorificenza per un atleta (qualche mese dopo viene anche insignita del titolo di Cavaliere della Repubblica). Al momento della sua consacrazione pubblica era di fatto esautorata dalla Nazionale; se fossi stato al suo posto avrei preso il microfono e parlato per qualche minuto per informare le massime autorità dello Stato e del CONI che le autorità del pentathlon erano “leggermente” in disaccordo con loro. Chissà cosa sarebbe successo…forse le ripercussioni avrebbero determinato un salutare cambiamento …chissà!


Dopo pochi giorni la Federazione, spalle al muro, è costretta a scendere al compromesso. Sulla Gazzetta dello Sport appare un articolo sull’accordo tra Fiamme Azzurre e Federazione. Il sottotitolo dell’articolo è palesemente dimostrativo di quanto poco spazio si lascia agli atleti e alle campionesse (da oggi anche la Bertoli con il suo 3° posto agli Europei è da considerarsi tale), se addirittura il Consiglio Federale deve rilasciare l’autorizzazione in materia di preparazione differenziata, materia assolutamente non di pertinenza di un C.F. ma esclusivamente tecnica. Cito fedelmente il sottotitolo “ Il C. F. ha deciso: la preparazione differenziata per la Corsini”, ed ancora nell’articolo “…chi l’ha incrociata allo stadio Paolo Rosi in questi ultimi giorni l’ha vista fra lo smarrito ed il malinconico……intanto l’atleta Bertoli si divide tra pentathlon ed equitazione dove gareggia nel completo”. La Gazzetta ha descritto la situazione molto diplomaticamente, ma chi è stato vicino alle atlete sa che le atlete hanno seriamente pensato al ritiro e che per pochissimo non sono state sul punto di abbandonare il pentatlon. La Bertoli addirittura aveva cominciato a dedicarsi nuovamente al suo sport d’origine, l’equitazione e fino allo scorso aprile, appena due mesi fa, era ancora indecisa se continuare.


Vincenzo De Luca insieme agli altri dello staff tecnico scelto dalle Fiamme Azzurre hanno ridato fiducia e serenità a queste due Campionesse con il risultato di una vittoria su tutti i fronti ed alla prima occasione: 1° posto a squadre, 3° e 7° posto individuale e 2 pass per la partecipazione olimpica.


Alla luce di questi risultati la Federazione dovrebbe riflettere sui metodi e sui sistemi adottati non solo in occasione di questa vicenda ma nell’arco di tutta la sua reggenza. Inoltre, dovrebbe oggi chiedere spiegazioni al responsabile tecnico Cardelli che più di tutti ha osteggiato le due atlete nelle loro scelte inerenti metodi di allenamento e tecnici di fiducia. E’ di pubblico dominio che a causa della sua posizione, le due atlete non hanno potuto partecipare ai Mondiali del 2006 (la Corsini era Campionessa in carica), in occasione del quale l’Italia ha collezionato una pessima figura sia in campo femminile che in quello maschile (anche Valentini, in quel periodo miglior atleta italiano non è stato convocato per gli stessi motivi). Inoltre la Bertoli per 7 mesi è stata fuori dalle competizioni internazionali e solo il rapporto di fiducia con i suoi tecnici di riferimento le hanno permesso di ritornare vincente.


Non è un segreto per nessuno che in tutti questi anni il responsabile tecnico G. Cardelli non è riuscito a instaurare un rapporto di fiducia e di dialogo con la maggior parte degli atleti che avrebbe dovuto saper gestire. Infatti, dati alla mmano, dall’inizio del suo arrivo in nazionale e durante il suo operato si ha la più alta casistica di abbandoni da parte di atleti promettenti e di altri già maturi per il salto di qualità. A dimostrazione di ciò il “salto” generazionale che il P.M. ha dovuto subire da dieci anni a questa parte, con la mancanza di atleti di almeno due generazioni. Questo ha determinato un gravissimo ritardo di crescita atletica delle giovani generazioni e un gap di atleti che solo adesso si sta riducendo.


C’è da dire anche che fino allo scorso anno i migliori 3 atleti in Italia che hanno retto le sorti della Federazione trainando con i loro risultati l’intero movimento pentathlon (Corsini e Bertoli in campo femminile e Valentini in quello maschile) non sono e non devono essere assolutamente considerati il risultato di un investimento oculato della FIPM negli anni passati. Più di una volta questi tre campioni hanno meditato l’abbandono di tale disciplina, sia prima di affermarsi come grandi atleti sia dopo essere diventati i campioni di oggi che tutti conosciamo. Con i loro importanti risultati hanno fatto breccia su di un muro di ostruzionismo che li relegava a semplici gregari scarsamente considerati in quanto le scelte federali e gli orientamenti dei tecnici della nazionale, primo fra tutti G. Cardelli, hanno sempre puntato su atleti che si sono poi dimostrati non all’altezza, se non vere e proprie delusioni, molti dei quali hanno abbandonato.


Non è un caso che il responsabile G. Cardelli sostiene la sua partecipazione come responsabile tecnico alle ultime 3 Olimpiadi e che da 3 manifestazioni olimpiche l’Italia non conquista una sola medaglia. Dodici anni di sfortuna? Mi sembra un po’ insoddisfacente come spiegazione oltretutto in una disciplina che come il P.M. concede poco alla fortuna. Si sa che le medaglie olimpiche per le piccole federazioni, come la nostra, rappresentano il pane e l’acqua, in una parola: la sopravvivenza. Se non arrivano queste medaglie e per così lungo tempo, l’intero movimento ne va a soffrire; il P.M. è infatti moribondo, basta dare uno sguardo alla situazione delle Società di P.M., dimenticate dalla politica federale e lasciate agonizzanti.


Le cause di tali insuccessi sono da ricercare nella incapacità di chi aveva affidata la programmazione del piano di lavoro e degli obbiettivi, a chi, ancora inesperto, era assegnata la gestione degli atleti. Durante il passare di tutti questi anni l’inesperienza si è conclamata in vera e propria incompetenza.


Purtroppo, quando il movimento è un piccolo movimento, come è a tutti gli effetti il Pentathlon, viene a mancare la pressione della pubblica opinione la cui funzione dovrebbe sensibilizzare i responsabili a dar conto del proprio operato con l’obbligo di riportare, oltre ai risultati positivi, spiegazioni sui fallimenti e resoconti sulle scelte fatte. Inoltre, l’assenza di una controparte determina un freno ai cambiamenti che diventano lenti e difficili da perseguire; nel nostro sport, se e quando ci sono, procedono con lentezza elefantiaca.


Alla luce dei passati eventi e dei risultati di oggi gli interessati dovrebbero farsi un esame di coscienza e riflettere sull’opportunità di perpetrare su una linea di condotta che ha provocato molti problemi a livello umano e pochi risultati a livello tecnico, sempre che si abbia il pudore e la decenza di non annoverare e sbandierare meriti in relazione a risultati che non appartengono al proprio operato ma determinati da tecnici ben individuabili e senza cariche federali. E’ una questione di dignità.


Spero che a questo punto si debba pensare ancora in grande per il futuro di queste due atlete che pur gareggiando non al massimo delle proprie possibilità hanno conseguito un risultato favoloso. Un mix che comprenda una buona programmazione, margini di miglioramento e soprattutto serenità, darà concretezza ai loro ed ai nostri sogni di gloria.






sabato 9 giugno 2007

DUE PESI...DUE MISURE

Sono contento nel constatare che finalmente qualcosa si stia muovendo. Finalmente la gestione personalistica del Pentathlon Moderno perpetrata in tutti questi anni, sta facendo breccia sulla dignità delle persone ed il malessere, accumulato da tempo dalla gente che frequenta questo ambiente, sta risvegliando un sentimento di insofferenza ai continui e ripetuti episodi di prevaricazione a cui siamo costretti ad assistere.

In occasione della “CONFERENZA NAZIONALE SULLO SPORT” (Roma, 19 Dicembre 2000), nella relazione introduttiva dell’on.Giovanna Melandri, Ministro per i Beni e le Attività Culturali, troviamo la seguente affermazione: Il barone de Coubertin, a proposito di etica dello sport, sosteneva che i principi, costituiscono in germe la base e il punto di partenza di ogni ordinamento democratico nazionale e proprio per questo alcuni limiti non devono mai essere superati“.


E’da moltissimi anni che denuncio la mancanza di correttezza e di trasparenza, quindi di etica nel mondo del Pentathlon. Da tempo, in prima persona, mi adopero nel segnalare, contestare e criticare un sistema palesemente fallimentare in ogni suo ramo…da qualunque posizione lo si voglia osservare. Ho contestato usando ogni mezzo: volantini, articoli di denuncia sui giornali, gareggiando in modo anomalo (chi se lo ricorda?), parlando con la gente e sottolineando ogni anomalia e scorrettezza. A causa di questo mio impegno e della mia forte volontà di cambiamento e miglioramento, ho sempre pagato in prima persona sia sul piano sportivo, sia sul piano privato. In relazione alla mia carriera sportiva, in tutti questi anni non ho mai ricevuto il più piccolo cenno dalla FIPM pur essendo stato in questi anni, risultati alla mano, tra i migliori pentatleti in Italia. Dal 2° posto nel 1999 ai Campionati Italiani, anno in cui ricominciai ad allenami con discreta continuità, non mi è stata data una sola possibilità di poter gareggiare in campo internazionale. Rendendomi conto di ciò, ero disposto anche a pagarmi interamente tutte le trasferte per partecipare a quei Meeting internazionali che gli atleti Nazionali non avevano in programma. Mi fu negato anche questo. Ricordo che nel 2000 di mia iniziativa partecipai al Meeting internazionale di Malmo (Svezia); mi classificai 5°, posizionandomi prima di alcuni atleti che hanno gareggiato alle più importanti competizioni internazionali. Rammento che per quel mio “colpo di testa” rischiai la squalifica da parte della FIPM; mi salvò il risultato. Dopo quella gara sono poi riuscito ad andare solamente al Cairo (sempre a mie spese e grazie all’Athlion) ma poi c’è stata sempre la volontà di non permettermi di gareggiare all’estero. Ad ogni mia richiesta di trasferta (sempre interamente a mie spese), o c’era il fax di invito che non si trovava, o non si sapeva fino all’ultimo se gli atleti della Nazionale dovevano partecipare a quella competizione, o non si riusciva a contattare la Federazione straniera che organizzava la gara, o ….., o,…. , insomma solo e sempre duemila “balle”. Una volta, rammento che la giustificazione che era stata data fu la seguente: “non possiamo permettere che atleti non all’altezza facciano fare brutte figure alla Federazione italiana”. Non commento.


Sul piano privato, a causa del mio impegno di critica, sono stato deferito 2 volte dalla FIPM; la prima con proposta di radiazione e quindi interdizione a vite da tutte le Federazioni sportive, mi sono difeso e ho vinto la causa del processo sportivo. La seconda con proposta di “pesante squalifica”, mi sto difendendo.


Un giorno scriverò per intero la mia storia di quasi 30 anni d’atleta con il Pentathlon, spero che a qualcuno interesserà.


Ma oggi vi ho menzionato queste mie vicende personali per rammentare che è necessario contestare con vigore i metodi impropri ad oggi comunemente in uso nella gestione del Pentathlon. Necessario perché è uno sport che da tempo ha perso credibilità non solo tra i propri utenti ma anche all’interno del CONI dove non c’è molta stima nei nostri confronti.


Durante l’ultimo Trofeo Nazionale disputatosi ad Aprilia lo scorso week-end si è verificato l’ennesimo episodio di mala gestione che ha suscitato molte critiche e sollevato numerosi dubbi sulla capacità di conduzione delle attività e delle problematiche del Pentathlon da parte degli attuali gestori.


La competizione di Aprilia è stato un lieto evento per l’intero movimento del P.M. e molti altri appuntamenti come questo dovrebbero essere inseriti nel programma annuale delle competizioni. La Società di Aprilia ha dimostrato che le gare possono essere organizzate dalle Società che praticano il P.M. per davvero e che non si limitano alla combinata nuoto-corsa. Un plauso a Giovanni Zecovin che, con questa gara, spero abbia sensibilizzato la FIPM ad una maggiore disponibilità nel concedere l’organizzazione delle competizioni alle Società di Pentathlon. La Federazione non deve temere di venire sminuita del proprio ruolo ma, al contrario, con una politica di “decentramento” , in controtendenza a quella adottata fino ad oggi, potrebbe essere aiutata alla divulgazione ed allo sviluppo di questo sport che necessita di maggiore vitalità.


Purtroppo la gara di Aprilia è stata “macchiata” da uno spiacevolissimo episodio che sta facendo ancora discutere ed alimentato, se mai ce ne fosse ancora bisogno, ulteriori dubbi sulla capacità di gestione degli atleti e sulla correttezza di scelte e decisioni.


L’atleta Laura Ruggeri vince facilmente la propria categoria Ragazze. Avrebbe vinto comunque perché attualmente la sua superiorità è netta. Ma non è questo il punto. Premetto che l’atleta non ha nessuna colpa, anzi ha fatto fino in fondo e molto bene il suo dovere d’atleta seguendo alla lettera le direttive che le erano state impartite.


Il problema è stato causato da chi ha impartito queste direttive. La Ruggeri ha disputato in modo del tutto anomalo una competizione Nazionale iscrivendosi alla gara nella categoria Ragazze, alla quale appartiene, ma di fatto gareggiando con le atlete della categoria Allieve.


Il Regolamento Tecnico, da poco approvato dal Consiglio Federale (19/12/2006), recita: ” su proposta del Settore Tecnico e unitamente all’autorizzazione della società, fermo restando il parere positivo del Comitato Organizzatore, possono partecipare a qualsivoglia manifestazione nazionale atleti che non sono in possesso dei requisiti previsti nel presente regolamento Tecnico Nazionale. Le Società di provenienza dei suddetti atleti sono esentate dal pagamento della quota di iscrizione e possono comparire in classifica” (pag.8 paragrafo 2.3 ultimo capoverso).


Da qui due considerazioni:


1) La Società di appartenenza della Ruggeri non era al corrente di tale modalità di partecipazione della propria atleta. A dimostrazione di ciò, una telefonata fatta al Sig. Pratesi (responsabile della Società) subito dopo la gara accertava che era stato tenuto all’oscuro di tutto, asserendo di aver iscritto la propria atleta per gareggiare nella categoria Ragazze (Pratesi se ci sei batti un colpo!)


2) Il Comitato Organizzatore non era assolutamente al corrente di questa decisione. L’organizzatore della gara Zecovin era all’oscuro della modalità di partecipazione della Ruggieri.


Bastano questi due elementi per capire che l’atleta non avrebbe potuto partecipare in questo modo al Trofeo Nazionale.


Per salvare “capre e cavoli” si è ricorso allo stratagemma della “delibera federale”, sostenendo che il Consiglio Federale si era riunito e aveva deliberato questa decisione.


Nessuno sapeva di questa fantomatica “delibera”. Non lo sapeva il Delegato Tecnico della stessa gara di Aprilia C. Passatore che ricopre anche il ruolo federale di Consigliere; non lo sapeva F. Foghetti presente alla gara e Consigliere anche lei; non lo sapeva F. Di Domizio presente alla gara e anche lui Consigliere Federale. Ma con chi si è riunito questo Consiglio Federale?


Inoltre, il C.F. ha l’obbligo di attenersi al Regolamento Tecnico e non può prendere nessuna decisione senza rispettare i presupposti del Regolamento; e siccome tale delibera è viziata in almeno due dei requisiti fondamentali, non c’è stata autorizzazione della Società e parere positivo del Comitato Organizzatore prima dell’inizio della competizione (addirittura non c’è stata neanche la comunicazione di tale delibera), tale “delibera” sarebbe comunque priva di ogni validità.


Va da sé che l’atleta iscritta alla gara nella cat. Ragazze non poteva gareggiare con questa modalità perché il Regolamento non prevede una tale condotta di gara; inoltre se l’atleta aveva iniziato a gareggiare nella categoria Allieve, era obbligata a terminare la gara in questa categoria (superiore alla sua) con effetto di passaggio definitivo a questa categoria.



Siccome non siamo individui “non pensanti” ma, al contrario, persone acute ed attente nel rilevare i fatti, balza agli occhi con evidenza macroscopica l’errore che si è tentato goffamente ed inutilmente di nascondere. Anzi, il modo con cui si è provato di giustificare una decisione decisamente poco felice è allarmante. Allarmante perché si è pensato che sarebbe bastata la dizione “delibera federale” per giustificare una scelta erronea e poco sportiva nei confronti di tutti gli atleti. Allarmante perché chi ha menzionato la fantomatica “delibera” confida troppo nelle capacità “convincenti e disarmanti” della Federazione che, al contrario, tramite i suoi uomini ha l’obbligo di attenersi più di ogni altro al rispetto ed all’osservanza delle regole che devono essere chiare, trasparenti e soprattutto uguali per tutti.


Allarmante perché un direttore tecnico, nella persona di G. Cardelli, dimostra una scarsa conoscenza del Regolamento Tecnico ed al tempo stesso una scarsa considerazione delle regole deliberate dal Consiglio Federale. Devo dire che, purtroppo, il direttore tecnico non è nuovo ad episodi di gestione a dir poco “discutibili” non solo delle regole scritte (regolamenti) ma anche di quelle non scritte che si richiamano all’eticità dello sport.


A farne le spese sono sempre gli atleti ed anche i loro genitori.


Domenica mi si è stretto il cuore quando in una giornata già molto piovosa ho visto una mamma piangere, un papà scoraggiato, tante facce deluse ed altre con espressioni di amarezza e disinganno.


Amo molto questa disciplina ma, purtroppo, signori devo disilludervi: lo sport non è un isola sempre felice ed oggi il Pentathlon, con questo tipo di gestione, meno che mai.


I limiti si sono da tempo superati.




GIANNI CALDARONE



domenica 27 maggio 2007

NOZIONI ALIMENTARI PER LO SPORTIVO

Seguire delle regole alimentari corrette determina benessere non solo nell'atleta ma anche in chi svolge una normale attività lavorativa. Una dieta variata, ricca di carboidrati (circa il 65% del totale fabbisogno), frutta e verdura di stagione ed alimenti la cui provenienza sia nota, sono principi fondamentali per una sana e corretta alimentazione.

Per chi pratica attività sportiva, una corretta alimentazione mette nella condizione di ottenere una prestazione migliore e fa sì che l'allenamento ed il recupero risulti più efficace. Deve assicurare un apporto di calorie tale da coprire i dispendi energetici legati alla pratica sportiva quotidiana, relativi sia agli allenamenti che alle gare, e far fronte alle esigenze nutrizionali dell'atleta per promuovere e conservare un elevato livello di benessere psico-fisico.Vediamo come e cosa assumere nei pasti principali della giornata e cosa evitare per sentirsi in forma ed affrontare senza problemi la seduta di allenamento o la competizione.


LA COLAZIONE Dovrebbe fornire una buona quantità di carboidrati necessari nella prima parte della giornata e mantenere un indice glicemico costante. Il pane con marmellata o miele corn flakes, joghurt, fette biscottate con del latte, tè, caffè o succo di frutta sono alimenti adatti per iniziare nel miglior modo la giornata. Da evitare invece, soprattutto se segue una seduta di allenamento l'associazione tra latte e caffè in quanto si allungano notevolmente i tempi di digestione. Le quantità da assumere possono variare a seconda del tipo e della quantità di allenamento sempre se questo viene svolto al mattino. Vogliamo ricordare infine che la colazione dovrebbe fornire circa il 20% dell'energia dell'intera giornata.


SPUNTINO-MERENDA Subito dopo l'allenamento forniscono circa il 5-10% dell'energia giornaliera vanno benissimo i frutti di stagione, lo joghurt, le barrette energetiche , ma anche il mezzo panino con marmellata o miele.

PRANZO E CENA A seconda delle esigenze di allenamento e lavoro dovranno comunque contenere una buona quantità di carboidrati, circa 65% del fabbisogno totale, il 25% di proteine e il 10% di grassi. La pasta, il riso, magari condito con salsa di pomodoro, olio di oliva e formaggio grana sono indicati sia nei giorni di allenamento che di riposo. La carne o il pesce possibilmente ai ferri, l'uovo, ma anche prosciutto (crudo o cotto) e il formaggio (meglio magro) vanno benissimo per il secondo piatto. Questi alimenti forniscono proteine nobili necessarie alla ricostruzione muscolare. Verdura sia cotta che cruda di stagione rendono più appetibile il pasto ed in più forniscono una buona quantità d'acqua, vitamine e sali minerali. Durante i pasti è possibile consumare un bicchiere di vino, acqua ed un panino.L'energia che viene fornita dai due pasti principali dovrebbe essere del 70% dell'intero fabbisogno giornaliero. Volevamo sottolineare anche il ruolo fondamentale dei carboidrati nel tempo di recupero necessario dopo un allenamento pesante o una gara. La velocità con la quale possono essere ripristinate le perdite avute con l'esercizio fisico dipende soprattutto dal tempo di assunzione e dal tipo di carboidrati.

In questo tipo di pasto nel post allenamento o gara quindi, si dovranno privilegiare i carboidrati, evitando i consumi di grassi essendo questi ultimi, inibitori dello svuotamento gastrico. L'assunzione di proteine invece, contrariamente all'opinione comune, è utile per chi pratica attività sportiva di endurance in quanto forniscono aminoacidi che vengono utilizzati come fonte ausiliaria di combustibile specialmente se l'esercizio è prolungato. Da recenti studi riguardanti sia l'esercizio di intensità moderata, sia quello di attività prolungata, ma anche per l'esercizio con sovraccarichi elevati (forza), indicano che la quantità giornaliera di proteine da assumere attualmente raccomandata (0,8 gr. per Kg di massa corporea -1) probabilmente è inferiore a quella ottimale per soggetti che svolgono attività fisica continuativa. La quantità giornaliera necessaria dovrebbe quindi essere di 1,4 - 1,7 g. per Kg. di massa corporea. Tale quantità si può facilmente ottenere con la dieta, visto che molti atleti possono consumare una grande quantità di alimenti. Una percentuale significativa di tali proteine è auspicabile venga ricavata da proteine nobili come carne, pesce, latticini e uova. Sono sconsigliate comunque le grosse abbuffate concentrate in un'unica assunzione, ma è opportuno suddividere invece il fabbisogno energetico in più pasti.

L'ALIMENTAZIONE DEGLI ATLETI DI ALTO LIVELLO

Un alimentazione conforme alle esigenze dello sport di alto livello richiede che vengano considerati i vari aspetti che possono influenzare notevolmente la prestazione di gara e decidere così del successo o meno di un atleta.Uno dei principali aspetti dell'alimentazione degli atleti è rappresentato dal maggior fabbisogno energetico. Negli adulti non sportivi il consumo di energia si aggira intorno alle 2000-2800 kcal al giorno. Nell'allenamento e in gara il fabbisogno energetico giornaliero aumenta di circa 500-1000 kcal all'ora in relazione alla forma fisica, alla durata e al tipo ed all'intensità dell'attività sportiva.La dieta dovrebbe essere equilibrata per quanto riguarda i macronutrimenti (carboidrati grassi e proteine) ed i micronutrimenti (vitamine, sali minerali ed oligoelementi), in modo da compensare le perdite ed il consumo.Un'adeguata alimentazione è di importanza fondamentale per il mantenimento del corretto stato nutrizionale dell'atleta, concorre ad ottimizzare il suo rendimento, facilita un recupero adeguato riducendo i rischi per la salute. I carboidrati rappresentano la principale sostanza alimentare per coloro che compiono sforzi fisici intensi e pertanto tale assunzione deve essere aumentata nei periodi di maggior impegno fisico.



sabato 26 maggio 2007

COMBINED EVENT - approfondimento

Ho già dedicato un Post sull’argomento intitolato “proposte indecenti”. Il titolo dice già tutto riguardo a quel che penso della nuova proposta avanzata da l’UIPM, ma vorrei soffermarmi su due aspetti.

Il primo, il radicale stravolgimento di quella che ad oggi è la disciplina del P.M. con cui sarebbe completamente snaturata l’essenza del nostro sport, il quale ha la preziosa peculiaritò di essere composto da 5 discipline indipendenti e ben distinte tra loro. Il pentatleta è per definizione un atleta polivalente ma comunque in grado di gareggiare ad ottimi livelli in ognuna delle cinque discipline. L’accorpamento del tiro e della corsa stravolgerebbe di fatto questa caratteristica facendo scadere ulteriormente la componente tecnica dell’atleta in queste due prove. Inoltre, con l’inserimento di questa formula di gara si "brucierebbero" più generazioni di pentatleti. La crescita atletica degli atleti più evoluti si è basata su un investimento temporale che ha visto impostare negli anni passati i loro allenamenti per essere pentatleti e non per una formula di gara così diversa dalla quella attuale. Tutti coloro che hanno lavorato con questa impostazione seguendo determinati modelli, si troverebbero completamente spiazzati e di fatto costretti a ricominciare completamente da capo perché si dovrebbe gareggiare, a tutti gli effetti, in un altro tipo di sport. Ad aggravare la questione c’è la componente tecnica del tiro che avrebbe modalità di esecuzione completamente diversa da quella attuale e con nessun riscontro nelle specialità del tiro a segno da prendere eventualmente come modello. Ditemi allora chi sarà in grado di allenarvi o insegnarvi qualcosa per gareggiare nel “combined event”? Sarebbe a tutti gli effetti una formula pionieristica e solo dopo moltissimi anni si potrà proporre una metodologia di allenamento valida ed adeguata. Ma sappiamo tutti che al P.M. non è concesso molto tempo di sopravvivenza, non abbiamo tutti questi anni a disposizione per sperimentare e ricominciare da zero. E’ per questo che la FIPM si dovrebbe opporre con forza e decisione, raccogliendo consensi dalle altre Federazioni internazionali (e ce ne sono molte) costituendo un gruppo compatto di opposizione a questa “proposta indecente”.


Il secondo punto è rappresentato dalla reale impossibilità di allenare in caso di approvazione di questa nuova formula. Attualmente, l’impiantistica è già il problema principale di ogni società di P.M. Ad oggi ci sono pochissime società inscritte alla FIPM che praticano realmente le 5 discipline. A Roma esiste il centro di Montelibretti che racchiude numerosissime Società di Pentathlon allenando i giovanissimi in gruppo, accorpati sotto la dizione di “Centri Federali”. Tolta questa privilegiata situazione che gode delle strutture messe a disposizione dalla FIPM, in Italia per quelle poche società che intendono far praticare ai ragazzi veramente le 5 discipline, le difficoltà sono enormi. Per questo motivo esistono molte Società nate solo per far competere i giovani nella combinata nuoto-corsa ma che con il Pentathlon non hanno nulla a che vedere e che puntualmente, nelle categorie maggiori, spariscono appena si inserisce la terza prova del tiro. Quindi già ad oggi il problema dell’impiantistica è la prima causa della poca fortuna del P.M., immaginate dover allenare una combinata tiro-corsa con quelle caratteristiche. Come faranno le società (escluse chiaramente quelle del centro di Montelibretti a Roma) a trovare spazi adeguati che soddisfino le esigenze di allenamento per queste due discipline con questa modalità? Sarebbe il definitivo “harakiri” per il P.M. perché attualmente sarebbe impossibile trovare ed allestire spazi idonei.


InoltrE, chi allenerebbe quegli atleti ad oggi formati secondo le esigenze del P.M.? La nuova formula stravolgerebbe ogni parametro fino ad orai preso in considerazione. Chi sarebbe in grado, soprattutto per i colpi da effettuare nel tiro a segno, di insegnare la tecnica e la modalità di esecuzione? E’ noto che in Italia e quanto mai nel Pentathlon esistono “tuttologhi” e cioè persone che si spacciano come allenatori, sempre pronti a riciclarsi e dare direttive anche quando non sono minimamente in grado di farlo, ma li assicuro che questa volta sarebbe molto difficile essere convincenti anche per loro.


Forse una nota positiva ci sarebbe, atleti e tecnici non sapendo che pesci prendere si porrebbero sullo stesso piano ed allora agli atleti sarebbe concesso un po’ più di spazio di movimento.


Ma questa è fantascienza.


Allora non scherziamo e cerchiamo di risolvere il problema focalizzando i veri punti cruciale che sono alla base della crisi del P.M. in Italia come all’estero, tralasciando questi inutili stravolgimenti che hanno più il sapore di interessi economici (l’unica ditta che produce questi apparecchi per la nuova formula corsa-tiro si trova in Germania e chi è il Presidente dell’IUPM?) ma nessun odore di soluzione al problema della poca divulgazione del P.M

venerdì 25 maggio 2007

CORSINI: "FULMINE A CIEL SERENO"


Vorrei richiamare l'attenzione sul difficile periodo che attulamente Claudia Corsini sta attraversando. Il 18/04/07 scrissi a proposito della Corsini: "..........Nel calderone degli errori macroscopici dello staff della nazionale è da mettere anche l’aggravamento dell’infortunio ai danni di N. Benedetti alla base del calcagno che nell’occasione è stato fatto gareggiare nella prova di corsa già infortunato. Senza appello è l’errore grossolano in occasione della prova di corsa fatta disputare a C. Corsini nell’ultima gara di P.M. da Lei disputata; come atleta posso capire il desiderio di terminare la gara anche dopo aver subito l’infortunio, ma come allenatore e come fisioterapista non avrei mai dato il consenso all’atleta di disputare la prova di corsa, soprattutto per la scarsa valenza che rappresentava quella gara per i futuri impegni della Corsini. Senza ombra di dubbio il quadro patologico a carico del suo ginocchio si è aggravato ulteriormente dopo aver terminato i 3000m di corsa; purtroppo ancora ad alto livello non si hanno le conoscenze adatte per capire che quando un atleta è infortunato si deve aver il coraggio di una decisione che andrà anche a discapito della prestazione ma a favore della salute dell’atleta. E’ un dato di fatto che al momento la Corsini ha dai 2 ai 3 mesi di stop con un ulteriore fase riabilitativa da sostenere, ed essendo a conoscenza della diagnosi e del tipo di infortunio sono del parere che si poteva evitare questo lungo periodo di fermo bloccandola prima della corsa o dopo pochi metri considerando il fatto ulteriore che il passo di percorrenza era di 4’ al Km."

Mi dispiace ammettere che quanto previsto si stia rivelando pertinente ai fatti. Ad oggi Claudia Corsini ha seri problemi con il suo ginocchio e la ripresa sembra essere molto lenta. Un plauso al suo carattere ed alla sua forza di volontà. Forza Claudia chi ti ammira ti sta vicino!

giovedì 24 maggio 2007

ATLETI E MONDO DEL LAVORO



ATHLETE CAREER PROGRAMME (ACP)


Ottobre 2006


"Voi come Atleti siete il fondamento del Movimento Olimpico. Voi dedicate la vostra vita allo sport ed è giusto che lo sport vi ricambi alla fine della vostra carriera sportiva. Il Comitato Olimpico Internazionale (IOC) crede che il Programma Atleti ACP) sia un grosso passo avanti per una fruttuosa collaborazione con Adecco per il migliore interesse per gli atleti." Jaques Rogg Presidente IOC

l Programma di Carriera per Atleti è stato progettato per sostenere l’entrata degli atleti nel mondo del lavoro sia durante la carriera sportiva che alla fine della carriera. In Italia il Programma di Carriera per Atleti è attivo dal 2001 in risposta ad un accordo esclusivo tra CONI e Adecco Italia, ed ha come obiettivo quello di fornire un percorso di orientamento al lavoro per gli atleti. La sfida principale per molti atleti è quella di gestire la transizione delle loro caratteristiche personali e delle loro competenze dal mondo sportivo ad una carriera professionale di successo. Gli elementi principali del Programma di Carriera per Atleti sono strutturati per agevolare gli atleti a compiere questa transizione esaltando i loro punti di forza, riversandoli sulle opportunità di carriera.Questo programma è nato sia dalla consapevolezza che l'impegno richiesto dall'attività sportiva agonistica di alto livello spesso sottrae tempo prezioso alla formazione scolastica e professionale che dall’evidenza che molti atleti terminano l'attività sportiva ad un'età che non permette loro un inserimento immediato nel mondo del lavoro. Tuttavia va considerato che gli sportivi sviluppano, durante la loro attività, attitudini particolari quali forza di volontà, capacità di lavorare in team, facilità di risposta di fronte a situazioni di stress, metodologie di lavoro per obiettivi, capacità di creare un clima positivo, rispetto per le regole, quindi disciplina; tutte caratteristiche valide tanto quanto l'esperienza e la formazione. Il Programma di Carriera per Atleti si rivolge agli sportivi di alto livello che abbiano partecipato alle seguenti competizioni dal 1992 in poi:

- atleti/ex atleti partecipanti a Giochi Olimpici e Paralimpici, - atleti/ex atleti partecipanti a Campionati del Mondo, - atleti/ex atleti partecipanti a Campionati Europei, - atleti/ex atleti partecipanti a Giochi del Mediterraneo, - atleti/ex atleti campioni nazionali assoluti e di categoria, - atleti/ex atleti che hanno partecipato a competizioni internazionali non sopracitate - atleti/ex atleti partecipanti a tornei nazionali di Serie A e B;

Requisiti base: Stato di disoccupazione -Titolo di studio minimo: terza media - Determinazione, disponibilità e volontà a ricercare un lavoro


Il Programma Atleti in Italia e nel mondo

In Italia il Programma di Carriera per Atleti è attivo dal 2001; ad oggi più di 702 atleti vi hanno aderito e partecipato, 380 hanno frequentato corsi di orientamento al lavoro e/o formazione professionale, 548 sono stati avviati al lavoro (a tempo determinato o indeterminato) Successivamente ai risultati ottenuti in Italia, il Programma di Carriera per Atleti è stato poi sviluppato da Adecco in collaborazione con il CIO in altri paesi del mondo, quali: 1. Australia 2. Canada 3. Danimarca 4. Finlandia 5. Francia 6. Germania 7. Ungheria 8. Italia 9. Giappone 10. Messico 11. Olanda 12. Nuova Zelanda 13. Norvegia 14. Polonia 15. Romania 16. Slovenia 17. Sud Africa 18. Sud Corea 19. Spagna 20. Svezia 21. Svizzera 22. Gran Bretagna 23. Stati Uniti d’America


Fasi del Programma di Carriera per Atleti

All’interno del Programma, ogni atleta avrà l’opportunità di stabilire le proprie aspettative iniziali e verrà seguito utilizzando l risorse disponibili assistendolo per ottenere gli obiettivi desiderati. Alcune parti del Programma di Carriera per Atleti si svilupperanno in gruppo ed altre attraverso attività uno-ad-uno. In questi anni, abbiamo valorizzato il percorso all’inserimento lavorativo degli atleti attraverso tre principali modalità formative seguite dalla fase di accompagnamento al lavoro

FASE1. Orientamento: L’orientamento al lavoro è un insieme di informazioni che consentono di individuare una direzione professionale da percorrere. Da una parte informazioni su se stessi, sulle proprie caratteristiche, attitudini, interessi, sui propri punti deboli, sulle conoscenze, le competenze acquisite e i fabbisogni formativi, dall'altra informazioni sul mondo del lavoro e delle professioni. Mettere insieme questi due tipi di informazione permette di definire una strategia per affrontare il mercato del lavoro in modo efficace.

FASE2. Seminario di transizione di carriera: E’ una giornata di teamworking tra atleti di alto livello provenienti da diverse discipline che si confrontano sulle esperienze, sulle aspettative e sul proprio percorso di inserimento o reinserimento nel mercato del lavoro. Durante l’assessment di gruppo vengono analizzati alcuni aspetti fondamentali: gestione del cambiamento,le competenze acquisite e la loro spendibilità, locus of control e la responsabilità professionale per arrivare ad una elaborazione di un piano di sviluppo individuale. E’ parte integrante della metodologia anche l’utilizzo di simulazioni riguardanti il colloquio di selezione individuale e di gruppo

FASE3. Formazione Professionale: I corsi di formazione professionale vengono organizzati da Enti di Formazione accreditati e mirano ad acquisire una competenza professionale relativa ad un ruolo specifico spendibile nel mercato del lavoro. I corsi effettuati hanno considerato diverse tipologie professionali presenti in diversi settori (produzione, amministrazione etc), ma soprattutto sono stati realizzati diversi corsi nell’IT riconoscendo alla competenza informatica un ruolo fondamentale per qualsiasi tipo di mansione.

FASE4. Inserimento al lavoro: L’integrazione al lavoro avviene attraverso diverse tipologie contrattuali in relazione alle singole situazioni ed alle esigenze delle parti (lavoratori e aziende).

Elementi per gli Atleti

Gli elementi del Programma di Carriera per Atleti che interverranno, dipenderanno dagli obiettivi desiderati. Il Programma può essere attuato basandosi sulle necessità e gli obiettivi degli atleti e livellato dall’impegno di tempo investito nello stesso. E’ stato strutturato in maniera flessibile per potersi adattare alle diverse esigenze. La nostra esperienza ci ha permesso di raccogliere le domande più frequenti formulate dagli atleti e riguardanti il loro futuro. Tali domande riflettono il desiderio che hanno gli atleti di prepararsi al più presto per quel momento.

• Posso sviluppare una carriera mentre sono ancora in allenamento e faccio gare? • Sarò veramente pronto ad entrare nel mondo del lavoro a fine carriera? • Cosa posso fare oggi che mi renderà più facile la transizione al mondo del lavoro alla fine della mia carriera? • Per quale carriera sono portato? • Come posso utilizzare le mie caratteristiche di atleta per ottenere un lavoro costruito sulle mie capacità? • Esiste un tipo di lavoro che posso fare mentre mi alleno ancora? • Cosa metto nel mio CV? • Il mercato del lavoro è interessato alla mia competenza e alle mie capacità?

La chiave di questo programma permette all’atleta, una volta stabilite le aspettative ed i parametri entro i quali collaborare, di rivolgersi al mondo del lavoro con più serenità e strumenti più efficaci. Il Programma di Carriera per Atleti è completamente gratuito e totalmente finanziato da Adecco S.p.A.

Per aderire al Programma, è necessario compilare la scheda di adesione ed inviarla a: Donatella Minelli, Segreteria Commissione Nazionale Atleti del CONI Foro Italico, Largo Lauro De Bosis, 15 - 00194 Roma Tel. 06.3685.7837 Fax. 06.3685.7156

Mail: commissioneatleti@coni.it